Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

mercoledì 16 novembre 2011

Italiani razzisti: il mito degli italiani "brava gente" a pezzi

L'ALMANACCO GUANDA 2011 SI PONE LA DOMANDA SE IL NOSTRO SIA UN PAESE RAZZISTA O NO. MA ALLA FINE IL MITO DEGLI ITALIANI BRAVA GENTE NE ESCE ASSOLUTAMENTE A PEZZI

Siamo razzisti

Eppure fino al 1973 siamo stati noi gli emigrati. Quelli che dovevano tornare nel loro Paese, quelli da evitare, quelli che girano con il coltello in tasca, quelli che non si lavano, quelli di cui avere paura

Forse dovrebbe essere l’abrogazione della legge Bossi-Fini il primo provvedimento del nuovo Governo:com’è possibile che se uno straniero perde il posto di lavoro nel giro di pochi mesi perde anche il diritto a vivere legalmente nel nostro Paese?In quanti, oggi, stiamo perdendo o ridimensionando il lavoro, senza ritrovarlo immediatamente? Perché un lavoratore immigrato regolare che paga ogni mese nella sua busta la sua quota di cassa integrazione, dopo sei mesi deve andarsene e non usufruirla tutta? La clandestinità sì: può generare reati molto più facilmente che una situazione di legalità sia pur nel disagio. E’ una legge razzista?

Quest’anno l’Almanacco di Guanda si chiede se l’Italia sia o no un Paese razzista. Gli intellettuali invitati a riflettere sul quesito - da Andrea Camilleri, a Gian Antonio Stella, da Edoardo Nesi a Marcello Fois e tanti altri ancora - non ci tranquillizzano, anzi.

Di solito passa l’assunto che gli italiani siano tutto sommato "brava gente", che negli anni non hanno mai avuto tendenze razziste, quindi neanche oggi si può dire che il nostro sia un Paese razzista: al massimo un po’ provinciale, un po’ intollerante, ma il razzismo ricorda periodi troppo bui della Storia occidentale per ammettere che esista oggi, qui da noi.

Eppure la caccia allo zingaro c'è stata fin dai tempi dello Stato Pontifico, ci ricorda Gian Antonio Stella. Ci sono stati campi di concentramento italiani a Sirte, e campi di concentramento pieni di bambini slavi alle porte di Treviso. Stella ci ricorda che l’Italia era innamorata del trio Lescano, ma appena ci si accorse che le sorelle Leschan erano ebree furono completamente dimenticate. Non siamo mai stati razzisti?

Arpad Weisz era l’allenatore dell’Inter negli anni Trenta e portò la squadra a vincere lo scudetto. Dopo le leggi razziali del ’38 (le abbiamo fatte ‘solo’ per obbedire a Hitler) i suoi tifosi si dimenticarono completamente di lui che morì ad Auschwitz. Ad oggi l’Inter non ha ancora ricordato Weisz.

Dunque sfatiamo la favola dell’italiano naturalmente e culturalmente "non razzista". Se non partiamo da una riflessione onesta e spietata sulla nostra Storia, non potremo combattere il germe del razzismo che – orribilmente – esiste anche in Italia, e si nutre di minimizzazioni.

Ranieri Polese, il curatore dell’Almanacco, racconta un aneddoto tanto banale quanto emblematico: una coppia di ragazzi esce dalle riprese del Grande Fratello e cerca di passare la notte nella stanza di albergo di lui. Lei non ha con sé i documenti e il portiere di notte – un filippino - non consente, come dice la legge, ai due di salire insieme in camera. I due, la ragazza soprattutto, inveiscono contro il portiere chiamandolo "sporco extracomunitario di merda torna al tuo Paese”. E’ troppo chiamarlo episodio di razzismo?

Eppure fino al 1973 – un battito di ciglia in termini storici, come dice Gian Antonio Stella – siamo stati noi gli emigrati. Quelli che dovevano tornare nel loro Paese, quelli da evitare, i fondamentalisti religiosi, quelli che girano con il coltello in tasca, quelli che non si lavano, quelli di cui avere paura. Da ‘diversi’ non ci volevano e oggi i ‘diversi’ non li vogliamo: dopo le piene del Po qualcuno della Lega Nord ha ringraziato il dio Po perché ha fatto quello che i politici non hanno saputo fare: sgomberare i campi nomadi. E’ razzismo? Dobbiamo allarmarci o considerare questa come l’ennesima boutade un po’ malandrina ma tutto sommato innocua?

L’Italia ha un passato razzista e un presente razzista: questo è il doloroso presupposto da cui partire per combattere questa piaga, così subdola, così pericolosa.

“L’Italia è un Paese che purtroppo non ha mai fatto i conti col razzismo come hanno fatto altri Paesi come la Francia, l’Inghilterra, l’Australia. Non avendo mai fatto i conti con noi stessi, fatichiamo ad ammettere che ci siano dei sussulti razzisti – ci dice lo scrittore Ferruccio Pinotti, che firma un contributo sulla Lega, il razzismo e la fabbrica della paura - invece credo che la società italiana sia percorsa dal razzismo, anche se ci sono Paesi molto più razzisti del nostro, come il Giappone”.

Secondo Pinotti non solo il razzismo non è in calo ma c’è la possibilità che in questo momento storico aumenti. In un Occidente governato sempre più da governi tecnocrati che rappresentano i grandi capitali, sta nascendo una base che si riconosce sempre più in un’ideologia razzista; che si riconosce nell’odio verso l’altro.Se permettiamo alla pancia di parlare dimenticandoci della testa, smettiamo di essere umani. Diventiamo un branco che - per stare unito - ha bisogno di capri espiatori su cui scaricare i disagi, le scontentezze e i problemi gravi del nostro Paese. Niente di più immediato e tranquillizzante che trovarli nel nemico ‘visibile’ identificabile, diverso: lo straniero.

Il razzismo c’è: riconosciamolo e combattiamolo. Pinotti – visto che la Lega è al governo in molte parti d’Italia - ha studiato l’evoluzione dell’ideologia leghista: prima l’odio era verso i meridionali, oggi c’è un odio militante verso gli islamici, i portatori di rapine; odio che ha coinvolto i rom fino ad arrivare all’odio attivo per i neri.

Ad Adro il comune dava 500 euro ad ogni vigile che scovava un clandestino; nel 2009 il comune leghista di Coccaglio, nel bresciano, ha lanciato l’operazione ‘White Christmas’: un porta a porta selvaggio per trovare clandestini. E’ frequente, soprattutto nei piccoli comuni del Nord che si escludano gli stranieri dai bonus bebè, dalle case popolari. Succede nel veronese come nel bresciano. Ci sono comuni che affiggono manifesti che si scagliano contro gli extracomunitari senza documenti e che invitano alla delazione. E’ razzismo o dobbiamo aspettare che succeda qualcosa di più grave per definirlo tale? Pinotti denuncia il proliferare di ordinanze comunali palesemente anticostituzionali che spesso passano nel silenzio alimentando un razzismo sempre più forte.

Il silenzio degli ‘italiani brava gente’ sta contagiando anche la Chiesa che si sta abituando all’idea che ci sia una forte avversione per l’emigrato: le parole cardine della dottrina sociale della Chiesa - l’accoglienza e l’aiuto - ormai sono declinate sempre con le parole ‘sicurezza’ e ‘regolarità’. Pinotti denuncia quello che è sotto gli occhi di tutti: sono sempre più numerosi i movimenti che si avvicinano alla Chiesa e alla Lega, come ‘Padania cristiana’, ‘regnum Christi’, etc.

Stiamo all’erta, stiamo svegli, combattiamo con la forza del pensiero, delle parole e dei gesti, il proliferare del razzismo. Restiamo umani, come ci ha chiesto Vittorio Arrigoni prima di essere ucciso in Palestina da un gruppo salafita.

DI ANGIOLA BELLU

Fonte: Mixamag