Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

mercoledì 7 ottobre 2009

«Le immagini sono drammatiche, l’Italia fermi i respingimenti»

«Le immagini sono drammatiche, l’Italia fermi i respingimenti»
di
Federica Fantozzi

Shukri Said, somala, 37 anni, due figli piccoli, è in Italia da 18. Del nostro Paese ha preso la cittadinanza e ha dato nomi italiani ai suoi bambini. Figlia di diplomatici, ex modella e attrice di fiction e teatro, adesso è segretario e portavoce dell’Associazione Migrare, un osservatorio sulle nuove migrazioni.

Come è la situazione nel suo Paese d’origine?
«Drammatica. Dal ’91, dalla caduta di Siad Barre e dai “signori della guerra” in poi, non c’è mai stato un governo legittimo. Solo esecutivi provvisori, ora anche alle prese con l’integralismo islamico. La Somalia è precipitata nella guerra civile e non si è più ripresa. La missione americana Restore Hope fu uno scandaloso fallimento: lì si capì che gli Usa non erano infallibili».

Da cosa fuggono queste persone, disposte ad affrontare le violenze per l’ignoto?
«Non solo dall’instabilità politica e da aggressioni per motivi di opinione. Da caos, guerra, malattie, carestia, faide che dividono fratelli fa cugini. Puoi essere ucciso in ogni momento da rappresaglie inspiegabili».

Nessun raggio di speranza?
«Finora la comunità intellettuale non è riuscita ad imporre regole democratiche per nuove elezioni. E da Paese laico, dove era raro incontrare una donna velata, la Somalia ha visto l’ingresso dell’integralismo. Proselitismo tra i poveri dietro cui si camuffa una grande infiltrazione di Al Qaeda».

Ha visto le foto della situazione nei campi libici pubblicate dall’Unità?
«È da stamattina (ieri, ndr) che piango. Ma la nostra associazione aveva lanciato l’allarme prima dell’estate. Abbiamo testimonianze di torture, sevizie, gravidanze, persone uccise nella traversata dallo Yemen alla Libia. Donne e ragazzi minorenni legati e stuprati dai poliziotti, impazziti per le percosse».

Come giudica la nuova politica italiana dei respingimenti a mare?
«Gravissimo e inaccettabile per uno Stato democratico. L’Italia ha ratificato la convenzione di Ginevra e le leggi internazionali sull’asilo che vietano i respingimenti indiscriminati. Quindi, o l’Italia abroga queste norme o seleziona i profughi».

Non crede ci sia anche una responsabilità dell’Ue che manca di una voce sola e di una responsabilità condivisa sull’immigrazione?
«È così, ci sono diversi interessi in gioco. Anche l’Europa deve prendere in mano la situazione: l’Italia fa parte di una collettività che esprime una politica comunitaria. Roma ha ragione a chiedere collaborazione su quello che è un problema storico, un fenomeno biblico che non si argina con scelte miopi o con i demagogici proclami elettorali della Lega».

Gli sbarchi e i tentativi di sbarco per altro aumentano. Come reagire?
«Con la crisi economica ci saranno sempre più profughi. Bisogna lanciare un Sos alla comunità internazionale, a Obama, all’Onu, al mondo intero. Battete un colpo. È una situazione senza precedenti. Ma vorrei dire una cosa all’Italia...».

Che cosa?
«Il trattato con la Libia per il risarcimento dei danni coloniali dovrebbe essere esteso alle altre ex colonie come Eritrea, Somalia ed Etiopia. Non si possono risarcire i libici e buttare a mare i somali. Né l’Italia può mettersi sullo stesso piano di Gheddafi per il rispetto dei diritti umani».

L’atteggiamento indifferente dell’Occidente può favorire l’espansione di Al Qaeda?
«Ma certo, è l’indifferenza che ricevono in continuazione a buttare le persone tra le braccia dei terroristi. La Somalia non è un Paese povero, possiede bestiame e coste. Però soffre il traffico di armi, rifiuti tossici, scorie radioattive, le ecomafie. È un territorio vasto in posizione strategica. Anche per il crimine».

03 settembre 2009